“Bella di Nulla”, nel giardino della casa di Elisabetta Salvatori al Forte, 10 agosto 2017
[di Mariapia Frigerio]
È il 10 agosto, è San Lorenzo, è la sera in cui cadono le stelle, in cui si esprimono desideri. Ma è anche una data letteraria, una data pascoliana ed è la data di un incontro d’amore: questo l’incipit dello spettacolo che l’autrice dedica al “suo” Carlo Monni, alla loro storia. Per questo, proprio in questa data, Elisabetta Salvatori, attrice-narratrice versiliese, nel giardino della sua casa al Forte, a un qualsiasi numero 243, ci ha fatto sentire il profumo del mare, in un racconto coinvolgente che ha per protagonista la bisnonna dell’attrice stessa, che si svelerà essere tale solo alla fine dello spettacolo.
La scena è minimalista con pochi oggetti su cui si concentrano gli sguardi degli spettatori, che hanno valore simbolico e sono importanti per la narrazione: una tufa, due candele, una barchetta di carta che la Salvatori “crea” al momento. Le due candele vengono accese nel silenzio della sera e sono le stesse – ci viene detto – che accendeva Bella quando iniziava i suoi racconti. Due candele: una per la Vergine, l’altra per tutti gli angeli.
Bella era il nome di una delle tre figlie di Beppe di Nulla, scaricatore di marmo che piuttosto che accettare qualche spicciolo in meno rispetto alla cifra pattuita in precedenza dal padrone della paga già minima preferisce, offeso nella sua dignità e forte del suo orgoglio, «nulla». Per questo fu chiamato e divenne Beppe di Nulla: per tutti.
Delle tre figlie di Beppe una faceva di nome Bella. Immediatamente viene alla mente La Bella e la Bestia di Madame Leprince de Beaumont: non solo tre sorelle come nella fiaba della signora francese, ma anche l’affinità tra le due Belle, accomunate entrambe da grande coraggio. Continua a leggere