Si segnala che questo libro è stato pubblicato in italiano dall’editore Marcos y Marcos dopo la redazione e consegna del presente articolo.
[di Alberto Guareschi]
Thomas Hϋrlimann, autore svizzero di lingua tedesca, è nato a Zug nel 1950, ha studiato filosofia a Zurigo e Berlino, dove vive quando non soggiorna in una villa sul lago di Zug. L’attività di scrittore è soltanto una parte del suo poliedrico lavoro di autore impegnato anche in campo teatrale (numerose pièces, fra le quali si ricordano Das Einsiedler Welttheater – Il teatro del mondo di Einsiedeln, 2000, ispirato al capolavoro di Calderon de la Barca La vita è sogno, e Das Luftschiff. Komödie einer Sommernacht -Il dirigibile. Commedia di una notte d’estate,2015) e cinematografico, dove dal suo romanzo, Der groβe Kater (Il grande Kater), è stato realizzato un film con il noto attore Bruno Ganz nel ruolo principale. Come autore di racconti e romanzi, tradotti in oltre venti lingue, è noto da noi soprattutto per il suo romanzo di formazione Fräulein Stark, 2001, pubblicato in italiano l’anno successivo (Signorina Stark, trad. F. Picco, Marcos y Marcos, coll. Gli alianti, p.206), che in uno stile brillante convince per la complessità dei protagonisti e la sottigliezza, la leggerezza con la quale sono trattati temi importanti quali la pubertà e il mistero delle origini.
Il testo di cui qui si parla, Nietzsches Regenschirm (L’ombrello di Nietzsche) è uscito presso Fischer in Germania nel 2015: nato come una conferenza che l’autore ha tenuto in varie città, il successo riportato ha indotto l’editore a pubblicarlo in brossura. Va dato atto a Hϋrlimann di avere saputo condensare in una quarantina di pagine, con stile sempre brillante e arguto, un argomento rilevante nella storia della filosofia, partendo da un’idea assai semplice: che sarà mai stato dell’ombrello che il filosofo portava sempre con sé, dopo che nel suo soggiorno torinese, ormai stremato dalla malattia, abbraccia un cavallo che vede bastonato dal padrone, piange, cade a terra e urla fra gli spasmi?
Naturalmente l’ombrello non può che rimanere a terra, sulla piazza. Quell’ombrello rosso che accompagnava Nietzsche nelle passeggiate intorno alla prediletta residenza estiva di Sils-Maria, in Engadina. Da qui il testo di Hϋrlimann si sviluppa, dopo avere citato un breve appunto dei frammenti di Nietzsche nell’edizione Colli-Montinari (12, 175: “Ho dimenticato il mio ombrello”) e la consuetudine del filosofo, dal 1881 in poi, di passare l’estate nella stessa casa ai limiti del bosco in quella località, non senza un interessante inciso sulla simbologia dell’ombrello legata al rango e al potere fin dalle più antiche civiltà egizie, indiane e cinesi: simbologia riguardante non soltanto la parte superiore dell’oggetto, ma anche il manico, il bastone e la cupola incentrata sulle sue stecche Continua a leggere